TIME OUT N°2 - Ripartire CON-TATTO

10 ottobre 2021

La ripartenza vista dall'esperto in Psicologia dello Sport

Sul linguaggio sportivo si potrebbe scrivere un volume intero in cui dare conto di modi di dire.
Fra questi modi di dire, vorrei porre l’attenzione sul termine ripartenza.
Ripartenza è un vocabolo molto impiegato nello sport ed è utilizzato in varie discipline fra le quali il basket.
Il termine, come molti di voi sapranno, fa riferimento ad un’azione di gioco, veloce ed organizzata, che consiste nel ribaltare una fase difensiva in una offensiva con lo scopo di sorprendere la squadra avversaria per arrivare a canestro.
Mi piace partire da questa metafora per introdurre, in questo articolo, il tema dello sport in tempi di pandemia. Vi starete chiedendo, probabilmente, qual è il nesso tra ripartenza e la pandemia nell’ambito dello sport.
L’idea mi è balzata alla mente quando ho appreso che la Vis Aurelia Basket aveva organizzato un Camp estivo per i suoi iscritti.
In tempi di Covid, una società sportiva che permette ai ragazzi di uscire finalmente dalle proprie abitazioni, dopo circa due anni di “clausura”, ma soprattutto permette agli adolescenti di passare dalle relazioni virtuali (attraverso i vari device come: smartphone, tablet, I-pad, computer ecc.), a quelle reali, è un evento che non può passare inosservato. “Una vera e propria ripartenza per sorprendere il Covid”. Tutto ciò ha creato delle ricadute positive da un punto di vista psicologico, relazionale e di “contatto” fisico.
Il termine “contatto” è fra i concetti più importanti della psicoterapia della Gestalt. Secondo la teoria della Gestalt psicosociale, il “contatto” è un elemento essenziale per il benessere psicologico di ogni individuo. Senza “contatto” non esiste relazione e di conseguenza non esiste socialità.
In questi due anni di pandemia, tutti noi, ed in particolare i bambini e gli adolescenti, hanno subìto un “blackout relazionale” con conseguenze psicologiche e psicosociali, di cui non conosciamo ancora la vera portata, ma che nell’immediato hanno scaturito forti disagi nella sfera personale caratterizzate da disturbi d’ansia, dell’umore, somatizzazioni e, nei casi più gravi, gesti autolesionistici.
Senza rendercene conto, in questi due anni, abbiamo affrontato, ovviamente non tutti allo stesso modo, un’esperienza sociale con caratteristiche traumatiche.
Gli psicologi dell’età evolutiva si stanno ancora interrogando sulle conseguenze emotive dei mesi di lockdown. Naturalmente è difficile poter fare delle considerazioni univoche perché le quarantene, per i bambini e gli adolescenti, non sono state tutte uguali. Abbiamo assistito a quarantene armoniose, in case o appartamenti spaziosi con relazioni sane tra genitori e figli. Ed abbiamo osservato, al contrario, quarantene difficili, in spazi angusti con relazioni conflittuali tra coniugi e tra genitori e figli che hanno esasperato il malessere, la solitudine e i vari disturbi accennati in precedenza.
Quello, però, che in questi mesi è passato inosservato (che è collegato al concetto di “contatto” a cui facevo riferimento prima) , è l’assenza di “con-tatto”, inteso come uno dei nostri cinque sensi. Tutti sanno che i nostri sensi sono indispensabili per fare esperienza dell’ambiente e di tutto ciò che ci circonda. Diversamente dagli altri sensi - concentrati su un solo organo – l’occhio, l’orecchio, la lingua, il naso – il tatto è distribuito e diffuso su tutto il corpo attraverso la pelle.
Il Covid ci ha imposto, per così dire, le sue regole – niente baci, abbracci, carezze – mettendo in crisi il primato del tatto. Freud (il padre della Psicanalisi), circa un secolo fa, a proposito del tatto affermava che: “Come siamo stati toccati da piccoli si deposita nella memoria fisica, che è una memoria psichica perché l’Io si forma dalle sensazioni che provengono dalla superficie del corpo”. Attraverso questa affermazione possiamo, dunque, capire meglio l’importanza del tatto e di come l’astinenza dal con-tatto lascerà delle cicatrici sulla psiche di molti bambini ed adolescenti che stanno imparando ogni giorno a rinunciare al contatto. Ci mancano le relazioni toccanti perché sono relazioni di pelle ma anche di cuore.
Lo sport, anche da questo punto di vista, può essere una soluzione ottimale e quindi ben vengano le iniziative nelle quali una società sportiva come la Vis Aurelia Basket, prende in contropiede il Covid con una ripartenza nella quale fare canestro significa ridare libertà, voglia di lottare per un unico obiettivo e sentirsi parte di una squadra sacrificandosi per l’altro.
Se c’è un insegnamento che la pandemia ci ha dato è quello di aver compreso che abbiamo bisogno di relazioni funzionali, stabili e intense per poter star bene con noi stessi. Un grande conoscitore dell’animo umano diceva: “Visto che non possiamo evitare la sofferenza, che è una parte della vita, che almeno sia valsa a qualcosa altrimenti l’abbiamo sprecata”.
                                                                         Dott. Viglione Donato (psicologo/psicoterapeuta)

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